Dal 4 maggio al 10 settembre 2017
Via Duomo 288, Napoli
museofilangieri.org
Il Museo Civico Gaetano Filangieri principe di Satriano è lieto di presentare, dal 4 Maggio 2017:
OTIUM CUM DIGNITATE, mostra personale di Andrea Salvatori a cura di Guido Cabib.
Il titolo dato a questa prima personale dell'artista-scultore Andrea Salvatori, (Faenza, 1975), sono le parole
con cui Marco Tullio Cicerone indica le occupazioni adatte al vir boni, alla persona per bene. Il termine otium
non indica il far niente, ma tutto l'insieme di attività non politiche e non retribuite, quali lo studio, la scrittura
sia di opere letterarie che di testi tecnici, le conversazioni dotte o intime, la meditazione, il tempo dedicato ai
propri familiari e amici, o quello passato in campagna. A questo otium però deve congiungersi la dignitas, che
rappresenta un complesso di virtù che vanno dal pudore alla dignità, comprendendo anche il senso di misura,
tanto importante per gli uomini di cultura del mondo antico.
Il Principe Filangieri usa questo storico aforisma, per chiudere la sua relazione sul Museo Artistico
Industriale, del 1881. L'uso che ne fa tuttavia è rivolto all'arte come mezzo per soddisfare colui (l'operaio,
l'artista, l'artigiano) che: va in cerca del bello e del vero, nonché del nuovo, dell'originale, e che fa raggiungere quella condizione,
che ben gli antichi dipinsero con la simpatica lor frase. Otium cum dignitate.
Il mio pensiero è andato subito alle sculture di Andrea Salvatori, che da ceramista diviene scultore, ossia solo
nominalmente passa da artista dedito alle arti applicate ad artista maggiore, dedito pur sempre alle arti
applicate. Chi meglio di lui poteva dar inizio al progetto di valorizzazione del Museo Civico Gaetano
Filangieri di Napoli, nella sezione dedicata al contemporaneo. Il Museo, che è esso stesso una spettacolare
ed unica opera d'arte dedicata alle arti minori e maggiori, ideata e realizzata, con il fine di far crescere il tessuto
sociale del meridione per tornare: non solo a maggiore e più larga produttività, ma alle grandi e belle tradizioni e memorie
del passato, raggiungendo sempre più quella ricchezza e prosperità economica, che bene il Bentham disse « essere per gli
individui dignità ed indipendenza, per gli Stati forza ed influenza. ».
Una mostra, le cui sculture di squisita e raffinatissima tecnica, dialogheranno nelle vetrine del ballatoio della
Sala Agata, con la storia della ceramica e della porcellana, tra Cina, Giappone, Real Fabbrica Ferdinandea,
Capodimonte, Sevres, Vienna, Parigi, Doccia, Giovine, Tagliolini, Meissen, Sassonia. Andrea Salvatori
utilizza la sua collezione di statuine di porcellana, di ogni tempo e provenienza, comprate da lui stesso in
mercatini dell'usato dove ama passeggiare, ma il suo intervento scultoreo le ri-semantizza, le ri-storicizza, con
arguta e sofisticata concettualità e sintesi, prendendosi celia delle arti decorative del passato.
L'arte di Andrea Salvatori è educatrice, con un fine etico, mira ad insegnare ed a dilettare insieme; arte come
consolazione e riflessione filosofica. Un’arte come burla, senza alcuna intenzione d'irridere o di nuocere,
gentile, di un umorismo ricco di arguzia e di raffinato buon senso: un’arte nella quale l'“otium” convive con il
“negotium”, senza opposizioni ideologiche ma “cum dignitate”.
“Quella di Salvatori è un’arte da museo ma anche da comodino. Un kitsch che alla fine deve fare i conti con l’arte alta così come
uno scultore deve fare i conti con i grandi maestri. Alla fine un po’ li ridicolizza, ma in fondo li stima. E gli piacciono anche. Se
da un lato la tradizione lo annoia, dall’altro non può farne a meno”.
(Chiara Cardinali)